A differenza di Alagna, fondata dai Walser, Riva Valdobbia è valsesiana: costituiva una delle ultime zone abitate da popolazioni autoctone, solitamente insediate sotto i 1.200 m di quota. Durante le fasi di colonizzazione Walser (XIII sec.) l’antico borgo di Riva iniziò ad espandersi risalendo verso la Val Vogna fino ad incontrare i Walser provenienti da Gressoney. Storia e cultura del territorio, quindi, il prodotto di una progressiva fusione di culture.La nascita del paese è fatta risalire al secolo XIII; nel 1326 si costituì la Parocchia di Riva, nella parte alta della Valgrande, ai piedi del Monte Rosa, con la separazione dalla parrocchia di Scopa. Riva era denominata un tempo Ripa Petrarum Gemellarum, Riva di Pietre Gemelle, e costituiva con Alagna un'unica parrocchia. Pietre Gemelle era quindi il nome della comunità parrocchiale che vedeva riunite due località gemelle, interessate dalla presenza dei Walser, (sec. XIII-XIV ), un popolazione di lingua alemannica originaria del Vallese. Il significato del nome attuale è il seguente: "Riva" o "Ripa" perchè il paese sorse su un'altura; "Valdobbia", secondo l'opinione prevalente, deriva da "Verdobi", frazioe di Gressoney St. Jean che diede il nome al Colle che collega Riva con il comune valdostano. Gli artigiani e gli artisti erano molto bravi e conosciuti, così si crearono dei flussi migratori oltr'Alpe per cercare lavoro e, anche all'estero, i cittadini valsesiani riscossero grande successo. La più antica casa in legno di Riva, porta incisa la data 1365, ed il legno usato per la costruzione è il "Pinus Cembra", conifera quasi scomparsa nella valle, testimoniano l'antichità del nostro paese.
Il costume femminile, un tempo, presentava più versioni secondo le circostanze e l'età o la condizione della donna. Il costume della festa è caratterizzato dalla ricchezza di tessuti, adobbi e colori. Ai piedi si potano gli scapin, delle pantofole di panno con la suola trapuntata di canapa. La camicia del costume è impreziosita dal "puncetto", chiamato anche punto saraceno: è un punto annodato, eseguito con ago e filo e richiede molta abilità e pazienza. In testa si portavano le "quazze", laborata acconciatura che viene fatta con nastri e spuntoni, oppure un piccolo cappello in tessuto e ricamato ai contorni. Era anche usato, soprattutto d'estate, un cappello in paglia per ripararsi dal sole. Gli uomini portavano dei pantaloni fino sotto al ginocchio in panno, dei calzettoni che coprivano la gamba scoperta, e una giacca ugule ai pantaloni. Anche loro calzavano gli scapin e portavano in testa il tipico cappellino.
I primi piatti sono principalmente zuppe e "ava coccia" (acqua cotta), nella quale si può aggiungere del pane o dei pezzetti di toma. Altri piatti tipici sono "Ris e lacc" (riso e latte), "Ris e urtighi" (riso ed ortiche), patate masarai e la paniccia Per quanto riguarda i secondi piatti, i nostri antenati non mangiavano molta carne, ma molta importanza hanno i piatti a base di selvaggina locale. I secondi sono, essenzialmente, a base di verdure e polenta la quale viene preparata in vari modi ed abbinata a molti altri piatti. Salume tipico delle zona è la "moucetta". In sostituzione alla carne c'è la trota, pesce d'acqua dolce che vive nei nostri fiumi. Ci sono due tipi di insaccati molto particolari: il "salam d'la duja", salame di suino conservato nel grasso dello stesso maiale, in modo tale da mantenere sempre la sua morbidezza; il "sanguinacc", che si prepara usando il sangue del maiale. Le miacce farcite con la toma, il formaggio dei nostri alpeggi, con prosciutto, con pancetta o in altro modo, sono una delle più tipiche specialità della cucina Valsesiana. Per cucinarle ci vuole l'apposito attrezzo detto ferro dei miacci che viene prodotto in valle. La miaccia oltre ad essere salata può anche essere dolce. Come dolce si possono assaggiare le tradizionali torte casalinghe.
Altro aspetto molto tradizionale è la lavorazione del legno, per uso casalingo o religioso. Le abili mani degli intagliatori creano piatti lavorati, sculture e molte altre cose. Le antiche popolazioni fabbricavano anche utensili, mobili e stoviglie, abbinando così utilità a bellezza. Un esempio di questa mestria è l'altare della chiesa parrochiale di Riva Valdobbia.
Durante la Fiera di San Michele è possibile ammirare e acquistare nomerosi manufatti in legno realizzati dagli artigiani locali.
Questa pietra viene usata per creare utensili, stoviglie, ed è facilmente intagliabile. Oggi con la pietra ollare vengono anche creati ciondoli, giocattoli e casette in miniatura. Le sue caratteristiche di lavorabilità e alta resistenza al fuoco la rendono ideale non solo per la costruzione di stufe e forni, ma anche per utensili da cucina, come piastre e pentole.Questa speciale pietra veniva estratta soltanto nelle cave di Alagna. La sua estrazione e lavorazione è praticata, ancora oggi, da pochissime persone.
I Walser sono un'antica popolazione giunta nell'alta Val Vogna da Gressoney nel 1300. Questa civiltà ha lasciato testimonianza con molti oggetti, costumi (che ancora oggi vengono usati dalle donne in alcuni giorni di festa), ma le testimonianze più imponenti sono le case Walser. Queste abitazioni tipiche sono fatte principalmente di legno e sasso. Il fronte presenta i montanti verticali (pedritti) e orizzontali (travi) e tra questi due le griglie costituite da pertiche orizzontali. Solitamente le case erano costruite con quattro piani. Nel piano terra (costruito in pietra) si trova la stalla, il soggiorno e la cucina, dove non può mancare il forno in pietra ollare, un grande focolare e finestre per il fumo e tutti gli attrezzi necessari per la lavorazione del latte. La cucina e il soggiorno si trovano vicino alla stalla perchè, nei freddi inverni, le bestie, col loro calore, scaldavano le stanze adiacenti. Il primo e secondo piano hanno pareti a tronchi interi ad incastri ed ampi loggiati con pertiche orizzontali per l'essicazione dei foraggi. Ci sono delle scale interne sui loggiati e si dividono in stanze e laboratori. L'ultimo piano ha le pareti realizzate con trochi in modo da favorire il passaggio dell'aria, perchè questa parte della casa è adibita a fienile ed è presente una stanza per la conservazione dei prodotti alimentari. Una parte di pavimentazione è rinforzata per la battitura al coperto dei cereali. Il tetto è sostenuto da delle potenti capriate, dato che, quando era ricorperto dalle piode (lastre si sasso intagliate), poteva pesare fino a 350 - 400 kg al mq. Era tradizione scrivere sul trave di colmo la data di costruzione dell'abitazione e mettere una pietra bianca sulla cuspide come simbolo di purezza, in modo da allontanare così gli spiriti maligni. I servizi igenici erano esterni all'abitazione. Le case costruite dai Walser sono raggruppate in poche unità, in modo da sfruttare meglio il territorio e ciascun "paese" aveva la propria fontana, il proprio spazio agricolo, un forno, a volte un mulino, la cappella e un oratorio. Nella frazione di Rabernardo, Val Vogna, è possibile visitare un museo dedicato appunto alle case walser.Il 1° gennaio 2019 il comune di Riva Valdobbia è stato incorporato nel comune di Alagna Valsesia, in provincia di Vercelli. Lo ha sancito la Legge Regionale n. 25 del 21 dicembre 2018, pubblicata sul supplemento ordinario n. 4 del Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte n.51 del 21 Dicembre 2018.