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Oratorio Madonna della Neve (Otro)
Oratorio Madonna della Neve a Otro - "In Olter"
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Descrizione
II 5 agosto di ogni anno gran parte della popolazione alagnese si reca nella valle di Otro a festeggiare la Madonna della Neve. A partire dalla fine del Cinquecento si verificò un deterioramento climatico noto in letteratura come Piccola Età Glaciale che, con fasi alterne, si protrasse sino alla metà dell'Ottocento.
La richiesta di protezione divina contro le cause e gli effetti di questo deterioramento climatico contribuì allo sviluppo di manifestazioni religiose caratterizzate, soprattutto nelle regioni alpine, dal ricorso a processioni e dallo sviluppo di nuove dedicazioni. Tra queste si affermò il titolo della Madonna della Neve. Il titolo trasse la sua origine da un evento meteorologico decisamente insolito: una nevicata avvenuta a Roma il 5 agosto dell'anno 356. La tradizione vuole che la Madonna sia apparsa in sogno contemporaneamente a papa Liberio (352-366) e ad un patrizio romano, preannunciando la caduta della neve e auspicando la costruzione di una chiesa nel luogo ove fosse caduta (Miracolo di Roma).
In Valsesia almeno due edifici recavano questo titolo in occasione della visita pastorale del 1595. Ma l'ampia diffusione in tutto il territorio valsesiano di edifici religiosi dedicati alla Madonna della Neve avvenne nel corso del XVII secolo. In Valsesia attualmente sono censiti oltre 20 edifici con questo titolo. Nella parrocchia di Alagna è dedicato alla Madonna della Neve l'oratorio della frazione Follu in Val d'Otro.
La cappella, tra le più suggestive della valle si trova incastonata in un angolo rimasto pressoché immutato, a 1664 metri di quota.
In facciata è affrescata la Madonna col Bambino con putti e angeli musicanti tra riquadri con figure di santi. Sull'arco del presbiterio è presente l'iscrizione B.ae M.ae V.is AD NIVES. L'edificio è già citato come Oratorium S.ta Maria ad Nives Otri parochialis Alanie e Oratorio di S.ta Maria della Neve di Otro negli Atti di Visita del 1616. Un' iscrizione, sopra l'arco d'ingresso, precisa che quest'oratorio fu fondato l'anno 1659 (la stessa data compare sopra la porta d'ingresso), anno di una probabile ricostruzione.
Il nuovo oratorio fu benedetto il 25 ottobre 1661 dal curato Stringa di Scopello su delega vescovile. Nel verbale di visita del 1697 si legge che alla chiesa di S. Maria ad Nives siti in Alpibus Otri si concedeva la licenza di ampliare il coro, secondo la richiesta degli abitanti del luogo, per dar maggior comodo a concorrenti nella festa.
All’interno è pregevole l'ancona ingentilita da colonne, piedestalli e capitelli. Nella piccola nicchia si trovava una statuina della Madonna e nel coro le statue di S. Antonio da Padova e di S. Giovanni Evangelista; l’altare venne rifatto e benedetto nel 1760. Vi si può ammirare anche una tela raffigurante il “Miracolo di Roma”: il Papa in processione si reca sul luogo in cui sorgerà S. Giovanni in Laterano, prima chiesa dedicata al culto mariano.
Un tempo a Follu, abitava per tutto l’anno un cappellano che provvedeva ai bisogni spirituali della popolazione che ivi risiedeva per ben nove mesi all’anno. Per questo motivo è l’unico oratorio alagnese che vanta il nome di Cappella. Dietro la chiesetta è tutt’ oggi ben visibile l’abitazione occupata dal cappellano. Nel 1734 il notaio G. Antonio Gnifetta donò all’oratorio due pezzi di terra, affinchè con la vendita del raccolto ricavato fosse possibile celebrare la Messa da maggio al 20 dicembre e fossero previsti acquisti di ceri, suppellettili ed eseguiti lavori di manutenzione alla cappella. Un piccolo campanile la sovrasta e rende inconfondibile il profilo del paesaggio circostante. Da qualche anno il campanile è stato arricchito da un orologio.
Anche nella confinante Val Vogna (Riva Valdobbia) sono presenti due edifici con questo titolo: a Rabernardo una cappella con portico recante sulla trave di colmo la data 1643 ed alla Montata una cappella datata 1675, affrescata con l'Annunciazione, S. Michele e la Madonna in trono. Era inoltre presente una cappella isolata, lungo la mulattiera tra la frazione Piane e il Rio del Forno, distrutta da una valanga il 1° aprile 1986.
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