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Il grigliato in legno che si elevava oltre il piano terreno e circondava la casa walser era denominato lobbia (der schopf).
Era composto da “piedritti” (stud), che fungevano da orditura principale e si ergevano verticalmente su travi orizzontali lungo il perimetro dell’abitazione, e da un’orditura minuta costituita da pertiche (latte) che erano inserite a griglia tra una colonna e l’altra.
L’intervallo tra i piedritti del loggiato (in altre parole il modulo, l’interasse) era detto “fald” ed aveva la lunghezza di cm.180 x 180 di altezza, formando in questo modo un quadrato.
Questa misura, ricorrente in tutte le parti della casa walser: tavole da pavimento, pertiche, alcova, ecc., determinava uno stile architettonico perfettamente geometrico.
“L’uomo vitruviano” di Leonardo da Vinci rispettava gli stessi parametri.
Sui due lati di sporgenza del tetto, le travi erano inclinate per bilanciare l’azione derivante dal peso della copertura.
Attualmente la distanza tra le pertiche è più ridotta rispetto alle vecchie costruzioni.
Su alcune travi di queste case si vedono ancora gl’incavi lasciati dalla sostituzione ed avvicinamento delle nuove pertiche.
Nelle parti esposte a nord lo spazio è tuttora largo, per consentire una migliore aerazione del fieno, mentre nell’esposizione a favore di sole e di vento è più ravvicinato e consente di sistemare una maggior quantità di raccolto, evitando l’ingiallimento e le muffe.
Nelle costruzioni più antiche, le pertiche (latte) erano formate da piantine tagliate a metà ed applicate all’interno dei travi di sostegno mediante chiodi in legno (toubla).
La lobbia (o lobbiale) era un camminamento polifunzionale che consentiva lo svolgimento di molteplici attività.
La prima era l’accesso ai locali tramite le scale (skole) e la seconda, ma non per importanza, era l’esposizione del fieno, della canapa e dell’orzo per il loro disseccamento.
Il lobbiale serviva anche per l’essiccazione della segale portandone a compimento il processo di maturazione.
Operazione che si effettuava sulla parte della lobbia, opportunamente sistemata, mediante il procedimento della “battitura” (schlekkata).
L’espulsione del chicco avveniva tramite percussione con due bastoni (treschfleigil), uniti per un estremità da una corda, e fatti roteare con estrema maestria sulle spighe distese sul pavimento.
Questa parte era a doppia copertura (treschstand), con tavola di protezione verso l’esterno, per evitare la caduta dei chicchi e del pulviscolo prodotto dalla battitura.
Conclusa quest’operazione i chicchi erano passati al “vaglio” e, scossi per l’espulsione delle parti estranee, venivano adagiati sulla tela pulita e lasciati essiccare ulteriormente.
Si raccoglievano, infine, in un sacco di canapa e portati al mulino a macinare.
La loro trasformazione in farina permetteva, in autunno inoltrato, la confezione di profumati pani di segale mentre la rimanente parte era conservata nel granaio per la panificazione di primavera.
In certe abitazioni, nel timpano del tetto, era presente anche il “lobbietto” (schopfji) che serviva da deposito di legna, utilizzata per la stufa in pietra ollare (stainineoufu) e per il focolare a pavimento o per quello a parete (herblatta), presenti al piano terreno.
Un attrezzo, collocato per l’evenienza, era l’argano a mano, agganciato alla trave orizzontale del lobbiale tra il pian terreno ed il primo piano, che serviva per il sollevamento delle bestie da macellare.
In alcune case walser era disposto al primo piano, quasi sempre su un lato, un banco da falegname (zimmerbanck) per la riparazione degli utensili necessari alla vita quotidiana.
Si trovavano spesso anche panche, tavoli ribaltabili, cassapanche ed altri oggetti che rendevano il loggiato luogo abitabile all’esterno della casa.
La lobbia era parte integrante dell’architettura walser e ne costituiva la caratteristica principale, come elemento di riconoscimento e di distinzione, tramandatasi inalterata nei secoli a testimonianza di una cultura rurale fondata su due elementi vitali: il legno e la pietra.
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